I terrazzamenti e la coltura dell’ulivo
Quando pensiamo alle grandi opere della storia dell’umanità, ci vengono in mente alcuni nomi: le Piramidi di Giza, la Muraglia Cinese o, in tempi più recenti, la Diga di Hoover e il Burj Khalifa. Tuttavia, la terra ligure nasconde sotto un manto di foglie grige un’opera altrettanto monumentale, capace di sconvolgere il paesaggio e cambiare la vita di innumerevoli generazioni: si tratta dei terrazzamenti.
I muretti a secco (così vengono anche chiamati) coprono il 60% del territorio ligure, per una lunghezza totale di 40.000 km (il doppio della Muraglia Cinese) e sono il frutto di secoli di lavoro dei contadini, il quali volevano trasformare i pendii scoscesi in terre coltivabili.
Se all’inizio queste colture comprendevano grano, segale, legumi e patate, in seguito si impose la coltivazione dell’ulivo, in particolare della varietà taggiasca, famosa per le dimensioni ridotte e il gusto delicato.
Il territorio del Comune di Chiusanico ci ricorda continuamente questa antica tradizione, e non è raro trovare vecchi frantoi nelle borgate e vicino ai fiumi, oppure contadini intenti a «sbattere» le olive durante la stagione della raccolta, o ancora giovani ragazzi che imparano dal nonno come potare gli ulivi o ricostruire i muretti a secco (oggi più che mai importanti, soprattutto per la salvaguardia del territorio dal dissesto idrogeologico).
Ultimo aggiornamento
29 Maggio 2024, 11:26